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Giancarlo De Cusatis

giovedì, 02 ottobre 2008 13.04

Dove Siamo?

Ariccia

La fondazione della città, avvenuta secondo la tradizione per opera di Archiloco Siculo, risale a ben 14 secoli a.C.

Foto con vista panoramica di aricciaSecondo quanto testimoniano i numerosissimi resti, la città era posta all'interno della conca craterica della Valle Ariccia. Questa comunità fu tra i protagonisti più attivi, prima della Lega Albana, poi di quella Latina.  In seguito l'insediamento si spostò sui colli sovrastanti e s'inserì nella vita romana ottenendo la piena municipalità. Per certo fu da questo periodo che si stabilì quello  stretto rapporto tra l'insediamento e la Via Appia, che ha costituito uno degli elementi determinanti in  tutte le vicende successive della città.

In proposito è significativa la sua funzione di prima stazione di posta lungo la Via Appia, a partire da  Roma.    In età imperiale, venne costituendosi, al di qua ed al di là dell'Appia, una grande città, ricca di  templi, terme, fori ed edifici pubblici, il cui territorio, esteso fino al Tempio di Diana Aricina, sulle rive del Lago di Nemi, si riempì di sontuose ville, delle quali ancora oggi esistono numerosi resti. La decadenza di Ariccia cominciò con le invasioni barbariche, e fu facilitata dalla stessa posizione della città, la quale, trovandosi sopra una grande via militare, fu esposta prima alle scorrerie dei Goti, poi a quelle dei Vandali, ed infine a quelle dei Saraceni, che nell' 827 la distrussero.    Gli abitanti superstiti trovarono rifugio sul colle dove era posta l’'Acropoli dell'antica città romana e vi formarono una nuova comunità.

Le prime notizie del Castrum o Castellanum Ariciensis riferiscono che nel 990 era dominio di Guido, "dux" della potente Famiglia Tuscolana. Al tempo di Papa Nicolò II il Castello passò sotto la giurisdizione  della Santa Sede che in seguito, quando nel 1116 il Pontefice Pasquale II era rifugiato ad Albano per sfuggire al popolo romano che gli si era rivoltato contro, concesse nuovamente il feudo di Ariccia ai Conti di Tuscolo.

Nel 1223 fu restituito alla Chiesa per ordine di Onorio III della famiglia Savelli, il quale molto probabilmente lo concesse ad un suo parente, ma salvò l'alto dominio della Santa Sede. Infatti pochi anni dopo lo ritroviamo tra la castellania inalienabili pontificie. Il controllo della Chiesa sul Castello si protrasse con alterne vicende fino alla prima metà del XV secolo. L'insediamento si andò via via spopolando tanto che nel 1399 in una Bolla di Bonifacio IX La Rixa è considerata un tenimentum prima dipendente dal Castello di Lariano e successivamente amministrato da Genzano; nell'elenco della tassa del sale figura in quegli anni la popolazione di circa 100 persone. Il territorio Ariciense passa al Monastero di S. Anastasio delle Tre Fontane (1411) e quindi, dopo un breve periodo di controllo dei  Savelli che durante la guerra di Eugenio IV contro i Barconi del Lazio la persero, all'Abbazia di Grottaferrata.   Sotto il Pontificato di Sisto IV, nel 1437 tornò in possesso dei Savelli che la ottennero in cambio di altre tenute.   I Savelli, che già in passato avevano edificato il Castello, avviarono una serie di opere nel centro abitato e nel territorio circostante, come ad esempio il prosciugamento del lago presente nella Valle Ariccia o la ricostruzione dello stesso Castello, a testimonianza di un rinnovato sviluppo della comunità e dell'insediamento.

Nel 1661 il controllo dell'insediamento fu ceduto ai Chigi che al castello sostituirono il Palazzo Baronale tuttora esistente. Il Pontefice Alessandro VII dimorò a lungo ad Ariccia e a lui si deve la radicale trasformazione urbanistica del borgo avvenuta con l'opera di Bernini attraverso la costruzione della Chiesa dell'Assunta e della piazza che fronteggia il Palazzo Chigi.

Alla fine del XVIII secolo Ariccia, al pari di Albano e Genzano, vede crescere i suoi privilegi poiché, dopo che Pio VI, fatta prosciugare parte delle Paludi Pontine, riattivò la Via Appia per Napoli, l'interesse commerciale che aveva avuto la strada postale che andava a Velletri e quindi a Terracina, passando per Marino, si spostò lungo il nuovo tracciato, determinando lo sviluppò di centri prima secondari, come Albano, Ariccia, Genzano. Il percorso della Via Appia, che lasciando Albano scendeva in basso nella Valle Ariccia, con Gregorio XVI e Pio IX venne rettificato. In particolare si deve a Pio IX la costruzione nel 1854 del ponte a tre ordini di archi, che sormontava il foltissimo bosco (ora parco Chigi), donde la via risaliva alla Collina di Galloro. L’insediamento, che dopo l'unità d'Italia vide crescere la sua popolazione, durante l'ultima guerra subì nuovi danneggiamenti, particolarmente nelle strutture del ponte, che fu infatti ricostruito nel 1947.

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